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domenica 25 novembre 2012

IL TUO SORRISO di Pablo Neruda



Oggi 25 Novembre è la giornata mondiale contro la VIOLENZA sulle DONNE.

Celebriamola con questa poesia di Pablo Neruda.



Auguro a tutte le donne di trovare un amore così grande
e
a tutti gli uomini di saper amare così.

 

                  

Toglimi il pane, se vuoi,
toglimi l’aria, ma
non togliermi il tuo sorriso.

Non togliermi la rosa,
la lancia che sgrani,
l’acqua che d’improvviso
scoppia nella tua gioia,
la repentina onda
d’argento che ti nasce.

Dura è la mia lotta e torno
con gli occhi stanchi,
a volte, d’aver visto
la terra che non cambia,
ma entrando il tuo sorriso
sale al cielo cercandomi
ed apre per me tutte
le porte della vita.

Amor mio, nell’ora
più oscura sgrana
il tuo sorriso, e se d’improvviso
vedi che il mio sangue macchia
le pietre della strada,
ridi, perché il tuo riso
sarà per le mie mani
come una spada fresca.

Vicino al mare, d’autunno,
il tuo riso deve innalzare
la sua cascata di spuma,
e in primavera, amore,
voglio il tuo riso come
il fiore che attendevo,
il fiore azzurro, la rosa
della mia patria sonora.

Riditela della notte,
del giorno, della luna,
riditela delle strade
contorte dell’isola,
riditela di questo rozzo

ragazzo che ti ama,
ma quando apro gli occhi
e quando li richiudo,
quando i miei passi vanno,
quando tornano i miei passi,
negami il pane, l’aria,
la luce, la primavera,
ma il tuo sorriso mai,
perché io ne morrei.



giovedì 15 novembre 2012

CLAUDE MONET - la luce dell'impressionismo



Claude Monet fotografato da Nadar



Omaggio a Claude Monet
Il 14 Novembre 1840 nasce a Parigi il pittore francese padre dell'impressionismo.
Muore a Giverny il 6 Dicembre 1926.
Ricordiamolo con alcuni dei suoi capolavori più celebri.

Impression soleil


Bagnanti alla Grenouillère

Colazione sull'erba

Giardino delle ninfee a Giverny

Pomeriggio d'estate a Giverny


domenica 4 novembre 2012

SAN MARTINO DEL CARSO di Giuseppe Ungaretti



Sul muro di questa casetta diroccata dall'artiglieria qualcuno ha scritto : TUTTI EROI! O IL PIAVE O TUTTI ACCOPPATI!


Oggi, 4 Novembre 2012, è la festa dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate.
I più giovani non sanno probabilmente che questa festa veniva chiamata in passato "Festa dell'armistizio" e celebrava la pace finalmente raggiunta dopo una guerra lunga e feroce, la Grande Guerra , la Prima Guerra Mondiale.
Si celebrava l'Italia finalmente unita, dopo tanti morti e tanta sofferenza.
Per chi frequentava la scuola in quegli anni era giorno di vacanza, una festa nazionale molto sentita.
Adesso il tempo è passato e sembra quasi dimenticato il significato profondo di una celebrazione che ha perso tutto il suo smalto.
Ogni paese, ogni città ha il suo corteo con corone di alloro da deporre davanti a lapidi e monumenti con un piccolo gruppo di anziani che ricordano parenti, conoscenze scomparsi ormai da tempo, che hanno vissuto la triste esperienza.
Le persone di mezza età e i giovani guardano con curiosità e una punta di indifferenza la sfilata e molti ragazzi non sanno nemmeno che cosa si stia celebrando.
Non tutti sanno, oppure hanno ricordi scolastici molto sbiaditi, che la Grande Guerra fu un massacro, combattuta tutta nelle trincee, dove perse la vita la gioventù di allora, fino ai ragazzi più giovani, quelli del 99.
Fu una guerra che fece incontrare giovani di tutta la penisola, dal nord, al sud, al centro, che parlavano tutti dialetti diversi, che non riuscivano a comprendersi perchè, tranne per pochi privilegiati, l'italiano era una lingua sconosciuta.
Giovani che lasciarono le loro povere case, le loro famiglie, le loro misere attività per combattere una guerra di cui non riuscivano ad afferrare completamente il significato.
Partirono per dovere, perchè la Patria chiamava e tornarono a casa portando segni indelebili nel corpo e nella psiche, oppure in tantissimi non tornarono affatto, morendo in quelle trincee orribili, cercando di conquistare palmo a palmo qualche lembo del suolo italiano.
Fu una guerra segnata da feroci sconfitte ma anche da quella grande vittoria finale di Vittorio Veneto che scacciò per sempre  gli austriaci dall'Italia. Un esercito sconfitto e allo stremo trovò la forza e il coraggio di risollevarsi dopo tanta umiliazione.
Le vittime furono 689.000, i feriti e i mutilati 1.050.000.
La Grande Guerra durò 41 mesi, più di tre anni di freddo e fame, sotto il rombo costante delle artiglierie nemiche.
Il poeta Giuseppe Ungaretti combattè questa dura guerra lasciando poesie bellissime in cui esprime tutta l'angoscia e la sofferenza  per il dolore e la morte che vede disseminati intorno a sé.
San Martino del Carso è un dei tanti luoghi simbolo della Grande Guerra e le fotografie postate e prese dal web danno un'idea della devastazione del posto,come di tanti altri luoghi simbolo della ferocia devastatrice della guerra, in ogni epoca e a tutte le latitudini.


San Martino del Carso

Di queste case
Non è rimasto
Che qualche
Brandello di muro
Di tanti
Che mi corrispondevano
Non è rimasto
Neppure tanto
Ma nel cuore
Nessuna croce manca
E’ il mio cuore
Il paese più straziato


Soldati sul Carso


La devastazione a San Martino del Carso




Soldati in partenza per il fronte si fanno ritrarre per una foto ricordo.
Quanti di loro sono riusciti a rivedere le loro famiglie?
Al centro della foto c'è mio nonno Carmine.
Lui è tornato sano e salvo ma segnato dall'esperienza della guerra.
E' morto poi, durante un bombardamento della seconda guerra mondiale, colpito alla testa da una scheggia.


Ricordiamo oggi tutti i soldati che, anche giovanissimi, hanno sacrificato la loro vita per un ideale di Patria e per attaccamento al dovere, fino all'ultimo giovane soldato caduto nei giorni scorsi in Afganistan.










venerdì 2 novembre 2012

Vincent Van Gogh: il periodo parigino


Veduta di Parigi dalla collina di Montmartre

Van Gogh è vissuto a Parigi due anni, dal 1886 al 1888.

Lasciata l'Olanda , si stabilì a Parigi in casa del fratello Théo che dirigeva una galleria d'arte a Montmartre.

Questi anni a Parigi furono molto importanti per la sua ricerca artistica perchè la capitale francese in quel periodo era il centro della cultura mondiale.

Così scrisse il pittore a un amico :" Non c'è che Parigi: per quanto difficile possa essere qui la vita, e anche se divenisse peggiore e più dura, l'aria francese libera il cervello e fa bene, un mondo di bene".
  
Il pittore ebbe modo di conoscere i maestri impressionisti che esponevano le loro opere nella galleria d'arte del fratello.  

Van Gogh all'inizio non ebbe un'impressione molto positiva dell'arte impressionista, per lui l'arte moderna era rappresentata dalla scuola di Barbizon, soprattutto da Millet , il  più grande di tutti.

Successivamente un'osservazione più attenta delle opere impressioniste gli fece comprendere l'originalità di quella nuova corrente artistica, ma non aderì mai al movimento perchè  voleva essere libero di esprimere nelle sue opere  i suoi sentimenti più profondi.

Provò comunque un grande interesse per Guillaumin e Pissarro e sotto l'influsso dell'impressionismo passò dai temi sociali alle nature morte e ai paesaggi, utilizzando colori più chiari e brillanti.

 A Parigi Van Gogh potè frequentare anche artisti come Seurat, Signac, Toulouse-Lautrec, Gauguin e Bernard.

Soprattuto da George Seurat egli apprese nuove teorie sulla scomposizione dei colori.

Van Gogh aveva cominciato a dipingere a trent'anni e la sua era una pittura dai colori  scuri   che in questo periodo, grazie alla scoperta della luce naturale, si accese di colori e di sfumature.

Durante il periodo parigino dipinse molte nature morte, fiori, paesaggi di Parigi e di Montmartre che allora era solo un piccolo villaggio.

Dipinse anche molti autoritratti che ce lo mostrano sempre con l'aria selvaggia  e tormentata, con la barba lunga e gli occhi fissi.

Intrattenne rapporti amichevoli con il pittore Bernard e insieme andavano a dipingere nei sobborghi parigini.

Insieme a Bernard, Gauguin e Toulouse-Lautrec, espose i suoi lavori nella bottega di colori di père Tanguy e  presso il ristorante Au tambourin, gestito da Agostina Segatori ex modella di Degas, ambedue immortalati in due celebri dipinti.

Questo gruppo di artisti fu chiamato da Van Gogh "i pittori del petit boulevard" per distinguerlo da quello del "grand boulevard" formato da Sisley, Monet, Renoir, Degas e altri.

Nel 1888 Van Gogh lasciò improvvisamente Parigi, non più interessato all'esperienza dell'impressionismo, e si recò ad Arles in Provenza, alla ricerca di uno stile personale, affascinato dall'arte giapponese e dalla luce del Mediterraneo.


                     



Veduta della collina di Montmartre con i mulini



Giardini del Luxembourg



   Moulin de la Galette




Vista di Parigi dalla stanza di rue Lepic




Boulevard de Clichy
  

Le mura di Parigi

Sobborgo di Parigi


Ponte  del Carrousel et il Louvre

Strada con carrozza e persone