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mercoledì 18 aprile 2012

ROMA - I mercati di Traiano e il Museo dei Fori Imperiali





Traiano fu un grande imperatore ma anche un valoroso generale che allargò i confini dell'impero romano arrivando fin quasi all'Oceano Indiano.



Il suo regno, uno dei periodi più prosperi per Roma, durò dal 98 al 117 dopo Cristo.
Durante questo periodo diede impulso alla costruzione di opere grandiose come l'arena di Verona, il nuovo porto di Ostia, il Foro che porta il suo nome  e i Mercati detti appunto traianei.
Solo la morte, a sessantaquattro anni, fermò la sua opera di conquista di nuovi territori; morì infatti a Selino (l'attuale Selinunte sulla costa sud occidentale della Sicilia) mentre tornava da una campagna militare e le sue ceneri, riportate a Roma, furono tumulate alla base della colonna traiana che commemora la guerra contro i Daci dal 101 al 107 dopo Cristo.




I mercati furono progettati dall'architetto Apollodoro da Damasco  all'inizio del secondo secolo dopo Cristo.
I mercati, per secoli erroneamente ritenuti solo destinati al commercio di prodotti alimentari, erano in realtà una sorta di centro polifunzionale con uffici amministrativi e pubblici.



L'ingresso, come ai tempi di Traiano , si trova su via IV Novembre e ci introduce in un'area con una serie di negozi disposti su due piani, dove veniva distribuito gratuitamente il grano alla popolazione povera di Roma antica.



Alla fine di quest'area c'è una terrazza con una splendida veduta sui Fori Imperiali e l'Altare della Patria.



Questa terrazza è una parte della via Biberatica (dal latino biber-bere poichè qui un tempo c'erano taverne e negozi).
La parte superiore della via era destinata agli uffici e quella inferiore, di fronte al Foro, ospitava botteghe per olio, pesce, frutta e verdura.
La parte superiore mostra ancora oggi inserti di abitazioni posti lungo il profilo semicircolare dei Mercati.
Nella parte inferiore presenta due piani differenti: al piano terra negozi con entrate in travertino, al piano superiore negozi di olio e vino.
Un terzo livello, visibile in parte, si affaccia sulla via Biberatica ed era destinata a negozi di spezie e verdure.





Nel corso dei secoli i Mercati hanno subito diversi rifacimenti.
Nel periodo medievale il complesso fu trasformato con l'aggiunta di nuovi piani e la costruzione di alcuni elementi  difensivi come la torre delle Milizie del 1200.




Successivamente , dal 1574 all'Unità d'Italia, divenne un convento, demolito poi nel ventesimo secolo per restituire a Roma i Mercati di un tempo.
Con l'unità d'Italia diventa una caserma e durante l'epoca fascista , all'interno di un grandioso progetto di scavi nei Fori Imperiali, vennero eliminate tutte le modifiche apportate nel corso dei secoli per riportare alla luce l'architettura romana originaria.
Dopo la fine della seconda guerra mondiale l'area vive un periodo di decadenza, fino agli anni 80, quando viene recuperata e restaurata.
Attualmente è sede del museo Museo dei Fori Imperiali con importanti testimonianze della grandezza della Roma imperiale.







sabato 14 aprile 2012

BON ANNIVERSAIRE, MONSIEUR DOISNEAU!





Velo-taxi 1942


Oggi 14 aprile, il grande fotografo francese Robert Doisneu avrebbe compiuto 100 anni.
Festeggiamo il suo compleanno mostrando alcuni dei suoi scatti più belli, in particolare quelli che riguardano Parigi, la città dove viveva e che ha immortalato nei suoi angoli , anche meno conosciuti , più caratteristici.


Au pont de l'Alma
Dejeuner sur l'herbe


Le café de Flore à Saint Germain des près



Joyeux anniversaire

Merci pour les belles photos

domenica 8 aprile 2012

"L'orto del Getsmani" di Boris Pasternak



Piero della Francesca -Resurrezione



Una Santa e serena Pasqua a tutti!

Un momento di riflessione con i versi di Boris Pasternak, l'autore de "Il Dottor Zivago".




L'Orto del Getsemani

Lo scintillio di lontane stelle un'indifferente
luce gettava alla curva della strada.
La strada aggirava il Monte degli Ulivi,
giù, sotto di lei, scorreva il Cedron.

Il prato a metà s'interrompeva.
Dietro cominciava la Via Lattea.
Canuti, argentei ulivi tentavano
nell'aria passi verso la lontananza.

In fondo c'era un orto, un podere.
Lasciati i discepoli di là dal muro,
disse loro: «L'anima è triste fino alla morte,
rimanete qui e vegliate con me. »

E rinunciò senza resistenza,
come a cose ricevute in prestito,
all'onnipotenza e al miracolo,
e fu allora come i mortali, come noi.

Lo spazio della notte ora pareva il paese dell'annientamento e dell'inesistenza. 

La distesa dell'universo disabitata, 
e soltanto l'orto un luogo capace di vita. 

E guardando quei neri sprofondi, 
vuoti, senza principio e fine, 
perché quel calice di morte via da lui passasse 
in un sudore di sangue pregò il padre suo. 

Lenito dalla preghiera lo spasimo mortale, tornò al di là della siepe. Per terra
i discepoli, vinti dal sonno, 
giacevano nell'erba lungo la strada. 

Li destò: «Il Signore vi ha scelti a vivere 
nei miei giorni, ed eccovi crollati come massi. 
L'ora del figlio dell'uomo è venuta. 
Egli si darà in mano ai peccatori. »

E aveva appena parlato che, chissà da dove, ecco una folla di servi, una turba di schiavi, 
luci, spade e, davanti a tutti, Giuda
col bacio del tradimento sulle labbra. 

Pietro tenne testa con la spada agli sgherri
e un orecchio a uno di loro mozzò. 
Ma sente: «Non col ferro si risolve la contesa, 
rimetti a posto la tua spada, uomo. 

Pensi davvero che il padre mio di legioni alate qui, a miriadi, non m'avrebbe armato? 
E allora, incapaci di torcermi un capello, 
i nemici si sarebbero dispersi senza lasciar traccia. 

Ma il libro della vita è giunto alla pagina
più preziosa d'ogni cosa sacra; 
Ora deve compiersi ciò che fu scritto, 
lascia dunque che si compia. Amen.


Il corso dei secoli, lo vedi, è come una parabola 

e può prendere fuoco in piena corsa. In nome della sua terribile grandezza
scenderò nella bara fra volontari tormenti. 
Scenderò nella bara e il terzo giorno risorgerò; 
e, come le zattere discendono i fiumi, 
in giudizio da me, come chiatte in carovana, 
affluiranno i secoli dall'oscurità.»



Cristo è risorto...è veramente risorto!


BUONA  PASQUA!

domenica 1 aprile 2012

"The cats will know" di Cesare Pavese









Questa poesia fa parte della raccolta "Verrà la morte e avrà i tuoi occhi" che contiene solo dieci poesie, otto in italiano e due in inglese, scritte da Pavese poche settimane prima del suicidio, avvenuto il 26 agosto 1950.

Ancora cadrà la pioggia
sui tuoi dolci selciati,
una pioggia leggera
come un alito o un passo.
Ancora la brezza e l’alba
fioriranno leggere
come sotto il tuo passo,
quando tu rientrerai.
Tra fiori e davanzali
i gatti lo sapranno.

Ci saranno altri giorni,
ci saranno altre voci.
Sorriderai da sola.
I gatti lo sapranno.
Udrai parole antiche,
parole stanche e vane
come i costumi smessi
delle feste di ieri.

Farai gesti anche tu.
Risponderai parole -
viso di primavera,
farai gesti anche tu.

I gatti lo sapranno,
viso di primavera;
e la pioggia leggera,
l’alba color giacinto,
che dilaniano il cuore
di chi più non ti spera,
sono il triste sorriso
che sorridi da sola.
Ci saranno altri giorni,
altre voci e risvegli.
Soffriremo nell’alba,
viso di primavera.