sabato 25 aprile 2015

25 Aprile 2015 - UOMO DEL MIO TEMPO di Salvatore Quasimodo

La natura umana è immutabile.
L'uomo non impara nulla dalle atrocità della guerra e con il suo istinto da uomo della pietra sempre pronto a sfoderare la sua fionda, non esita a ricadere nel terribile errore di scatenare guerre sanguinose che portano lutto e dolore alle popolazioni, dimenticando la solidarietà  e l'amore per i propri fratelli.
Il poeta incita le nuove generazioni a non perseverare nella stessa violenza dei padri, a non ripetere l'eterno errore dell'uomo che si perpetua fin dalla notte dei tempi, da quando Caino uccise il proprio fratello Abele e da quel giorno l'odore del sangue innocente ha fatto crescere il seme dell'odio nel suo cuore. 
UOMO DEL MIO TEMPO
Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
- t'ho visto - dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T'ho visto, eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
quando il fratello disse all'altro fratello:
«Andiamo ai campi». E quell'eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.