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domenica 8 aprile 2012

"L'orto del Getsmani" di Boris Pasternak



Piero della Francesca -Resurrezione



Una Santa e serena Pasqua a tutti!

Un momento di riflessione con i versi di Boris Pasternak, l'autore de "Il Dottor Zivago".




L'Orto del Getsemani

Lo scintillio di lontane stelle un'indifferente
luce gettava alla curva della strada.
La strada aggirava il Monte degli Ulivi,
giù, sotto di lei, scorreva il Cedron.

Il prato a metà s'interrompeva.
Dietro cominciava la Via Lattea.
Canuti, argentei ulivi tentavano
nell'aria passi verso la lontananza.

In fondo c'era un orto, un podere.
Lasciati i discepoli di là dal muro,
disse loro: «L'anima è triste fino alla morte,
rimanete qui e vegliate con me. »

E rinunciò senza resistenza,
come a cose ricevute in prestito,
all'onnipotenza e al miracolo,
e fu allora come i mortali, come noi.

Lo spazio della notte ora pareva il paese dell'annientamento e dell'inesistenza. 

La distesa dell'universo disabitata, 
e soltanto l'orto un luogo capace di vita. 

E guardando quei neri sprofondi, 
vuoti, senza principio e fine, 
perché quel calice di morte via da lui passasse 
in un sudore di sangue pregò il padre suo. 

Lenito dalla preghiera lo spasimo mortale, tornò al di là della siepe. Per terra
i discepoli, vinti dal sonno, 
giacevano nell'erba lungo la strada. 

Li destò: «Il Signore vi ha scelti a vivere 
nei miei giorni, ed eccovi crollati come massi. 
L'ora del figlio dell'uomo è venuta. 
Egli si darà in mano ai peccatori. »

E aveva appena parlato che, chissà da dove, ecco una folla di servi, una turba di schiavi, 
luci, spade e, davanti a tutti, Giuda
col bacio del tradimento sulle labbra. 

Pietro tenne testa con la spada agli sgherri
e un orecchio a uno di loro mozzò. 
Ma sente: «Non col ferro si risolve la contesa, 
rimetti a posto la tua spada, uomo. 

Pensi davvero che il padre mio di legioni alate qui, a miriadi, non m'avrebbe armato? 
E allora, incapaci di torcermi un capello, 
i nemici si sarebbero dispersi senza lasciar traccia. 

Ma il libro della vita è giunto alla pagina
più preziosa d'ogni cosa sacra; 
Ora deve compiersi ciò che fu scritto, 
lascia dunque che si compia. Amen.


Il corso dei secoli, lo vedi, è come una parabola 

e può prendere fuoco in piena corsa. In nome della sua terribile grandezza
scenderò nella bara fra volontari tormenti. 
Scenderò nella bara e il terzo giorno risorgerò; 
e, come le zattere discendono i fiumi, 
in giudizio da me, come chiatte in carovana, 
affluiranno i secoli dall'oscurità.»



Cristo è risorto...è veramente risorto!


BUONA  PASQUA!

martedì 17 gennaio 2012

SANT'ANTONIE di Giovanni Chiola




Nin nnè na feste granne arcunusciute
ma casche nall'unverne e ste 'mpuiate
tra tanta neve 'ntorne ch'à 'rbilate
li strade e lu paese à fatte mute.

Na campanella fa 'na tuzzilate:
è na frotte d'amiche ch'à minute
a fa na 'mpruvvisate e nu salute
vistite gnè lu Sante Antonie Abbate.

Supr'alla brascia ardente di lu foche
lu girarroste vote li sacicce
'nfizate tra li fette di guanciale.

La cumpagnie tra rise e cant'affoghe
li nnueie cotte arroste alla graticce
sculenne a copple a copple li vicale.

Lu vine gnove cale
a ccumpagnà la coppe fatta a felle
pi festeggià lu sante e lu purcelle.

Sant'Antonio abate


Sant'Antonio abate nacque in  Egitto, nella citta di Coma sulla riva sinistra del Nilo.
Di famiglia agiata, a 18 anni donò le sue ricchezze ai poveri e si ritirò a fare vita da eremita dopo aver ascoltato in Chiesa il brano del Vangelo che dice : " Se vuoi essere perfetto, va, vendi ciò che hai..."
Si ritirò prima in una zona desertica e poi sulle rive del Mar Rosso dove condusse per ottanta anni una vita  ascetica e solitaria, dedita alla preghiera e alla meditazione.


La grotta del Santo sulle rive del Mar Rosso


Il demonio scatenò contro di lui le più violente tentazioni per convincerlo a tornare nel mondo, ma Egli ne uscì sempre vittorioso.
Attratti dalla sua santità e dai miracoli che compiva molti giovani lo seguirono, sicchè il deserto si popolò di monaci bramosi di seguire i suoi insegnamenti.
E' il monaco più illustre della Chiesa antica e fondatore del monachesimo; la sua biografia ci è stata tramandata dal suo discepolo Sant'Atanasio. Morì molto vecchio, all'età di 105 anni, il 17 gennaio del 356.

Sant'Antonio viene venerato come il patrono degli animali e viene raffigurato sempre con un maialino vicino. Questa tradizione viene dal fatto che l'ordine dei frati antoniani aveva il permesso di allevare maiali  che circolavano liberamente nelle strade con una campanella al collo e il cui grasso veniva utilizzato per curare il "fuoco di Sant'Antonio".

La letteratura e la pittura si sono interessati molto della figura di questo Santo.
Gustave Flaubert ha scritto "La tentation de Saint Antoine" e pittori come Bosch, Cezanne, Velasquez, Pisanello hanno rappresentato le tentazioni del Santo.




Paul Cezanne


Uno dei tanti proverbi legati al culto del Santo : “Sant’Antogno allu desertu se magnea li maccarù, lu diavulu, pe’ despettu, glji ‘sse pià lu forchettò. … Sant’Antogno non se ‘ncagna: colle mani se li magna!!!” è una filastrocca che veniva insegnata ai bambini  per far capire loro che la necessità aguzza l'ingegno e che con l'umiltà si può fare tutto.

venerdì 6 gennaio 2012

"Pasquette - Bbufanie" di Giovanni Chiola






Giovanni Chiola nei suoi versi in dialetto loretese ha fermato il tempo, un tempo ormai per molti di noi troppo lontano o che non abbiamo nemmeno vissuto.
Rispuntano così tradizioni ormai dimenticate legate alle feste sacre e profane che, forse, tranne i più anziani, nessuno ricorda più!
Come nei versi di questa poesia che celebra la Bbufanie, l'Epifania, così chiamata nel dialetto del paese ; le ragazze gettavano nel fuoco una foglia d'ulivo un pò secca e  imploravano la Bbufanie bbenedette per trovare un marito entro l'anno; e se la fogliolina, prima di bruciarsi, saltava nell'aria, il marito arrivava, evviva!!
E i nonni, con la complicità dei genitori, riempivano la calza appesa al camino dai nipotini ... intanto invocavano il Signore perchè concedesse loro un altro anno di salute e davanti al fuoco scoppiettante si rivedevano giovani!!


'Na fronne mezza verde dilla live
li giuvanette nallu foche iette
"'Nana st'anne, Bbufanie bbenedette,
pozze sperà che nu marite arrive?"

Si prime d'abbruciarse la fuiette
zumpe pe l'arie, lu marite, evvive
preste i à da minì o gli à da scrive.
Ccuante allu foche sutt'alli cazette,

ch'alla Befana à 'ppese li nipute,
li sciure acconce 'nchi li padre e mamme
li pazziarelle  e penz'alla salute.

"Pe Pasque e Bbufanie n'atr'anne damme!"
E lu foche schiupienne, a darie aiute
ggiuvane li fa 'rvede nfacci'alli fiamme!

dalla raccolta "Li feste arcunusciute"- Edizioni " Attraverso l'Abruzzo" Pescara 1965

Epifania del Signore


L'adorazione dei magi di Sandro Botticelli - Galleria degli Uffizi - Firenze


"Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re  Erode, ecco, alcuni Magi vennero da Oriente a Gerusalemme e dicevano . "Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti per adorarlo" (dal Vangelo secondo Matteo)

Si celebra oggi l'Epifania del Signore , la sua manifestazione a tutte le genti.
A Natale la luce di Cristo si è manifestata solo a Maria, a Giuseppe e a pochi umili pastori accorsi ad adorarlo dopo il coro degli angeli che annunciava la sua nascita.
Con l'Epifania la luce di Cristo si manifesta a tutti gli uomini e alcuni Magi affrontano un lungo viaggio perchè hanno visto sorgere la sua stella e sono venuti da lontani paesi per adorarlo.
Questi studiosi di astronomia hanno creduto umilmente all'adempimento di quanto le Sacre Scritture avevano profetizzato attraverso i secoli, la nascita di un re d'Israele, come scrive il profeta Isaia :"Uno stuolo di cammelli ti invaderà, dromedari di Madian e di Efa, tutti verranno da Saba, portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore".
Secondo la tradizione i Magi erano tre, uno vecchio, un altro anziano e l'ultimo giovane e baldanzoso, a significare che tutti noi siamo chiamati, a qualsiasi età, a metterci "in cammino", con coraggio e fiducia per trovare il Bambino di Betlemme , per metterci in ginocchio e offrirgli questi nostri poveri doni, sotto lo sguardo materno di Maria che guardava tutti questi avvenimenti in silenzio, meditandoli nel suo cuore. 


"Entrati nella casa, videro il Bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese"(dal Vangelo secondo Matteo)


L'adorazione dei Magi del Beato Angelico - Museo diocesano di Cortona

BUONA  EPIFANIA
























martedì 20 dicembre 2011

LA FESTE DI LA SQUILLE di Giovanni Chiola





Chi sa picchè lu monne à sempre voie
di farsi 'nturbidà lu sangue bbone;
s'intrecce 'nchi l'amiche 'nchi li moie
pi 'nteresse, pi passione e pi lu sone

di na parole storte che s'arcoie
e nasce lu contraste d'oppirnione.
E litiche e lu muse nin li scioie
manche s'arrive a avè l'estrem'unzione.

Pure ci sta la feste che siggille
lu 'ncontre tra la ggente ch'è 'ncanite
quande che la campane fa nu strille.

Allora è d'obblighe assulì la lite,
'nchi n'abbracce alla feste di la squille
ch'è la voce di Die e va ubbidite.

Nalli famiie 'rgunite
tra li fratielle 'n lite è lu signale
di pace, alla viggiie di Natale.


BUON  NATALE  A  TUTTI

Natale nell'arte

Natale è ormai prossimo! Uno dei modi più belli per celebrarlo è, secondo me, ammirare i capolavori della pittura  che fanno grande l'arte italiana e meditare sui Vangeli della Natività



L'annunciazione di Gentile da Fabriano

"Rallegrati piena di grazia, il Signore è con te"

A queste parole dell'Arcangelo Gabriele la Vergine Maria risponde il suo "Eccomi sono la serva del Signore"
Il semplice FIAT di una giovane donna ha cambiato il corso della storia dell'umanità


Natività di Filippo Lippi


"Ecco la Vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emanuele, Dio con noi"( dal Vangelo di Matteo)


Giotto- la natività e l'annuncio ai pastori

"Non temete: ecco vi annuncio una grande gioia che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore" (dal Vangelo di Luca)


La natività del Beato Angelico

"Troverete un bambino avvolto in fasce che giace in una mangiatoia" (dal Vangelo di Luca)


La natività di Piero della Francesca

"Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama" (dal Vangelo di Luca)


La natività del Botticelli

"Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l'un l'altro : "Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere" (dal Vangelo di Luca)


La natività del Ghirlandaio

"E il Verbo si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi" (da Vangelo di Giovanni)



La natività di Lorenzo Lotto

"Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore" (dal vangelo di Luca)



L'adorazione dei Magi del Ghirlandaio


"Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da Oriente a Gerusalemme e dicevano ; "Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo" (dal Vangelo di Luca)



BUON    NATALE    A    TUTTI


BON  NOEL


MERRY CHRISTMAS


FELIZ  NAVIDAD






mercoledì 2 novembre 2011

"La feste di Siente e di li muerte" poesia di Giovanni Chiola




Nu nome succedeie che nalla note
nin nz'artruveie tra tante e tante Siente.
P'arimedià la Chiese prividente
a tutte na iurnate dò pi dote.

Vedenne che bonparte di la gente
li muerte si scurdeie, n'atra vote,
la feste alli defunte tutti quiente,
lu ddu Novembre a n'atre Sante à rtote.

Sti feste aunite lu penzere arfine
picchè la prim'arlegre chi sta n'vite
e ssa lligrie, appresse, l'arvicine

na vote all'anne a chi sta sippillite,
e s'arsulleve sott'alli chiappine
scallate da st'amore arifiurite.

giovedì 15 settembre 2011

L'ADDILLURATE poesia di Giovanni Chiola

Oggi, 15 settembre, è la festa della Beata Vergine Maria Addolorata.
Fino ad alcuni anni fa, in questo giorno particolarmente solenne per la Chiesa, a Loreto Aprutino,dopo la Messa vespertina , la preziosa statua dell'Addolorata veniva riaccompagnata in processione dalla Chiesa di San Pietro fino al Castello Chiola, attraverso via Baio.
Lì, in una sala del castello, la statua rimaneva ben protetta fino al Venerdì Santo dell'anno successivo.
Infatti la statua era di proprietà della famiglia Chiola che la custodiva gelosamente.
Quando il castello è stato venduto, la statua della Vergine è stata donata dalla famiglia Chiola alla parrocchia di San Pietro e lì è esposta, in una cappella laterale, alla venerazione dei fedeli.
La statua viene rivestita dell'abito e del  prezioso manto ricamato solo in occasione delle feste pasquali, per la processione del Venerdì Santo; per il resto dell'anno è coperta con abiti più modesti.
Nel volume di poesie "Gocce di guazze" Giovanni Chiola ha dedicato una poesia all'Addolorata inserita nella sezione "La storie di lu castelle" :

Alla Madonna di l'Addullurate
che pallide la facce 'n ciele vote
dapò che lu Castelle è 'rcunsacrate,
manche ci l'à pputò lu tirrimote

che case e terre fece arvuticate;
e pure quande 'n guerre pi ddu vote
lu monne sane si truvò arblattate,
li bombe d'arioplane poch'à còte.

Ci steie tante sfullate da Pescare
arcuverate tutte nalli grotte:
pi la paure strille e piante amare

iugnò alla Madonne dall'iò sotte;
e ci salvò facenne chi li spare
nin potesse arrivà 'n mezz'alli bòtte.

Povere cocce rotte:
p'armette la iustizie sulla terre
lu Padreterne avesse da 'ntra 'n guerre.

La Madonna ha quindi protetto Loreto da terremoti e guerre; ecco perchè i loretesi  la venerano in modo particolare e in tanti seguono la processione del Venedì Santo.
In un'altra poesia, in cui si parla della famiglia Chiola che acquistò il Castello e lo riportò all'antico splendore dopo la decadenza,Giovanni Chiola così dice a proposito del suo antenato Giacomo :

Nu Paradise arfece lu Castelle
e ci mi mittò na Stelle:
pi fa prutegge la fatije e lu sonne
ci fece 'ntra pi prime la Madonne.

La Madonna è entrata per prima nel castello ristrutturato...e  poi ne è stata sfrattata perchè il castello si è trasformato in albergo di lusso, bellissimo senza alcun dubbio, ma senza più la sua identità storica e culturale.
Secoli di storia sono stati cancellati per far posto a suite di lusso; il giardino che lo circondava, che Chiola descrive "con strade e stradarelle, piene di fratte verde e di chiappine" è stato sacrificato alla piscina e ad altre strutture. O tempora, o mores!

martedì 16 agosto 2011

Giovanni Chiola : La feste a Santi Rocche







Ecco un'altra poesia dialettale di Giovanni Chiola, tratta dal volume "Li feste arcunusciute".
Questa è dedicata alla festa di San Rocco che proprio oggi si celebra a Loreto nella chiesa di Santa Maria in Piano , meglio conosciuta come la chiesa di Santi Rocche.


Dallu stipune arposte nalla Cchiese
-erette a Monumente Nazionale-
si cacce Santi Rocche nallu mese
d'aoste; fa la scite pi li viale

fin'alli Cappuccine e dapò arcale
'n mezz'alli live 'nfacci'allu paese
che pianche la culline 'guale 'guale.
Té lu cappelle sulle spall'appese

e scopre la firite nalla cosse;
passe diritte 'nchi lu can' appresse
e vede li magagne di la ggente:

che appena di la croce fa la mosse
pi vizie, si no manche s'arvutesse.
Pronte sultante  alli divertimiente

la ggiuventù   nin sente
la fede lu miracule e li Siente:
sultante quand'è viecchie s'aripente.



martedì 26 luglio 2011

GIOVANNI CHIOLA - SANT'ANNE




Oggi, 26 luglio , è la festa dei Santi Giopacchino e Anna, i genitori della Vergine Maria , la madre di Gesù.
Dei genitori di Maria non c'è alcuna traccia nei Vangeli e l'unica fonte, cui fa riferimento la tradizione cristiana è costituita dal Vangelo apocrifo Protovangelo di Giacomo. Qui si narra che Gioacchino è un pastore e abita a Gerusalemme; è un anziano sacerdote sposato con Anna e non hanno figli. Secondo la mentalità di allora non avere figli significava non godere della benevolenza di Dio. Un giorno, mentre è al lavoro nei campi un angelo gli annuncia la nascita di un figlio e anche Anna ha la stessa visione. Chiamano la loro bambina Maria e a tre anni la portano al tempio per consacrarla al Signore e per educarla secondo la legge di Mosè.
Sant'Anna è considerata la patrona delle partorienti e, soprattutto nei tempi passati,  nelle famiglie veniva invocata la sua protezione
Oggi forse questo non avviene più e ci si affida solo alla perizia dei medici per il buon esito del parto.
Giovanni Chiola, poeta dialettale loretese, nel volume "Li feste arcunusciute" pubblicato nel 1965, fa un excursus di tutte le feste tradizionali di Loreto e delle tradizioni ad esse legate, da San Zopito a Sant'Antonio, all'Assunta e naturalmente non dimentica la festa di Sant'Anna.

Ecco il testo della poesia :  SANT'ANNE

Quande nn'aveie ancore nate Criste
Sant'Anne nallu tempie pregheie Ddie
di 'n farle avvicchì 'n tutte senza fiie
tant'ère disperate da nn'arsiste.

Lu Padraterne che l'aveie già viste
arpiene de virtù e galantarie
la disignose mamme di Mariie
e d'esse sante chogne spose assiste.

Nzi fa la feste a luglie pi nu giorne
ma dapprincipie allu scadè dell'anne
s'acclame pi spianà su Monte Corne

di fa nu fiie da fiurì la scianne.
Allu quadre trimenne si sta 'torne
preghenne  tra li cere, tra l'osanne

e li suspire! Quanne
lu strille nasce forte senza 'nganne
s'armore li cannele e ...addie Sant'Anne!

La poesia, come si può notare, è  spiritosa e con molta verve  ci fa rivivere un pò quegli anni  lontani quando la fede veniva vissuta in modo semplice, profondo ma anche un pò strumentale...appena si sente il vagito del neonato "s'armore li cannele e...addie Sant'Anne".
Nel volume possiamo trovare anche poesie dedicate ai giochi popolari di una volta come la cuccagna, la corsa con i sacchi ; quelle dedicate alle feste di famiglia , " La feste di li fiie", "Li feste di li ggenitore", "La feste di spiranze", "La feste tra la moie e lu marite", "La feste di l'amiche" e  alle feste politiche per le elezioni e altri eventi pubblici.
Sfogliare le pagine di questo volume di poesie è stato un pò ripercorrere le tappe della nostra storia locale, con le sue tradizioni, la sua religiosità, i suoi riti ormai quasi del tutto scomparsi...è stata una "recherche du temps perdu" di cui solo i più anziani ricordano le emozioni e quel desiderio appagato di divertirsi con semplicità e in armonia con gli altri, superando in queste ricorrenze anche i diverbi più forti.
Come nella poesia "La feste di la squille"  che parla proprio dei diverbi familiari; alla vigilia di Natale, quando si sente lo squillo della campana "ch'è la voce di Ddie",  "nalli famiie 'rgunite tra li fratielle 'n lite è lu signale di pace".
La cittadinanza di Loreto dovrebbe rivalutare questo illustre cittadino di cui i più giovani, e non solo, non conoscono nulla, sanno solo che c'è un Castello Chiola che domina il centro storico e...nient'altro.


sabato 11 giugno 2011

Zòpiro chiamato San Zopito

In queste settimane Loreto vive un avvenimento straordinario, il trecentenario della traslazione delle reliquie di San Zopito da Penne a Loreto nel lontano 1711.
In quei tempi lontani i nostri antenati vollero avere, come in tante altre comunità italiane, un Santo protettore martire per difendersi dalle pestilenze, dai terremoti, dalle carestie. Non bastavano a proteggerli i patroni San Tommaso e San Michele Arcangelo, pretesero ed ottennero dalle autorità religiose le reliquie di un Santo martire dei primi secoli del Cristianesimo.
Le reliquie furono prelevate dalle catacombe di San Callisto in Roma e portate nel Duomo di Penne e solennemente traslate in processione fino a Loreto.
E qui entra in gioco la leggenda, si racconta di un contadino, un certo Parlione, che con i suoi buoi sta lavorando i campi in contrada Pretore e continua a faticare anche durante il passaggio della processione. Ad un tratto tutti gridano al miracolo! uno dei due buoi si è inginocchiato al passaggio del Santo costringendo il contadino a fare altrettanto.
Da quel lontano 1711 ogni anno si ripete la tradizione del pio bove che s'inginocchia al passaggio della statua d'argento del Santo e delle sue reliquie.
D'Annunzio nelle "Novelle della Pescara" così parla del "sacro bue" di san Zopito : " A Loreto Aprutino, un bue candido, impinguato durante l'anno con abbondanza di pastura, va in pompa magna dietro la statua di San Zopito.Una gualdrappa vermiglia lo copre e lo cavalca un fanciullo. Come il Santo rientra nella Chiesa, il bue s'inginocchia sul limitare: poi si alza lentamente e segue il Santo tra il plauso del popolo. Giunto nel  mezzo della Chiesa, manda fuora gli escrementi del cibo; e i devoti da quella materia fumante traggono gli auspici per l'agricoltura".
Il nostro vate descrive  quanto accadeva fino agli anni 50, quando parroco Don Remo Di Carlantonio, dopo tante lotte durate decenni, non permise più l'ingresso del bue nel luogo sacro.
Da allora il bue arriva in processione fin davanti alla chiesa dove riceve la benedizione del sacerdote.
Sappiamo tutti benissimo che il bue è un simbolo pagano legato ai riti contadini del raccolto e della fertilità  e che quell'inginocchiarsi è un antico rituale propiziatorio.... ma i loretesi amano questo animale mite, dagli occhi dolcissimi, legame con  un mondo contadino ormai scomparso e in tanti si affilano in processione dietro al bue che incontra San Zopito .
Si rischia così di dimenticarsi di questo Santo martire che ha dato la sua vita per testimoniare la sua fede in Cristo, un giovane greco molto conosciuto nella sua comunità, forse un soldato.
Anche la storia di San Zopito è piuttosto complessa, molti addirittura hanno detto che i loretesi veneravano un Santo inesistente, altri hanno scritto che il suo non era un nome ma significava semplicemente "addormentato nel Signore- Supinus in Deo", fino al ritrovamento di quell'importante documento rimasto nascosto per secoli che testimonia l'autenticità del nostro Patrono e gli dà finalmente un nome, Zòpiros, nome greco che per sconosciute vicissitudini è stato cambiato in Zopito.
In tutti questi secoli però il loretesi non si sono posti questo problema, solo gli studiosi hanno continuato a ricercare la verità; la cittadina si è affidata alla protezione del Santo da ogni calamità e malattia perchè  la fede semplice e autentica non ha bisogno di riscontri storici e scientifici.
Il Santo ha operato grandi prodigi e ne fanno testimonianza i numerosi ex-voto presenti nella cappella e le testimonianze orali e scritte di quanti si sono affidati alla sua intercessione.


Ingresso catacombe di San Callisto : Gesù Buon Pastore

 Cassa originale del 1711 nella quale furono trasportate le reliquie di San Zopito da penne a Loreto

Rievocazione traslazione reliquie di San Zopito : il corteo si snoda sulle colline vestine ; il bue segue il corteo fino alla chiesa di San Pietro dove si inginocchierà e avrà la benedizione