mercoledì 29 giugno 2011

ROBERT DOISNEAU, immagini di una periferia

Bouquet de jonquilles

La foto postata nella home page di questo blog, "Baiser à l'hotel de ville", è del fotografo francese Robert Doisneau nato a Gentilly nel 1912 e morto a Montrouge, periferia parigina, nel 1994.
Doisneau ha trascorso la sua vita nella periferia di Parigi, di cui amava fotografare  strade e volti sempre differenti.
Le sue foto, fresche e spontanee, rappresentano con sincerità e  sottile senso dell'umorismo i vari aspetti della società e dell'ambiente parigino.
Sono immagini tutte in bianco e nero che  ritraggono le persone impegnate nelle più svariate attività giornaliere: bambini che giocano, portinaie sulla soglia delle loro case, ragazze che passeggiano, innamorati , le barricate di Parigi durante la liberazione,uomini che lavorano duramente, personaggi del mondo dell'arte e della letteratura, animali, angoli  affascinanti e quasi dimenticati di una Parigi non convenzionale, il mondo della scuola, strade piene di vita  e di colore... Il fotografo ha fissato nei suoi  fotogrammi  un mondo ormai scomparso, di cui a volte sentiamo la nostalgia, un mondo semplice, dove la vita si svolge prevalentemente fuori della porta di casa , in strada, a contatto con gli altri .                                                            
Celeberrimi sono i suoi "Baci" : Baiser à l'hotel de ville,  Baiser à l'Opéra, Essayez nos pedalos, Bouquet di giunchiglie...




Baiser à l'Opéra

"Baiser à l'hotel de ville" è una foto del 1950 e rappresenta due giovani che si baciano nelle vie caotiche di Parigi, davanti al Municipio.



Baiser à l'hotel de ville

L'identità della coppia fu un mistero fino al 1993, quando due persone denunciarono il fotografo per averli ripresi senza la loro volontà. Allora Doisneau rivelò che i due personaggi erano due attori e modelli, Françoise Bornet e Jacques Carteaud.
Françoise venne pagata in parte all'epoca con una stampa originale che poi vendette nel 2005 per 155.000 euro.
Lo  stile e la carica interiore dell'artista possiamo capirli ascoltando le sue parole : " un fotografo animato dal solo bisogno di registrare quello che lo circonda non aspira ad ottenere risultati economici"; per lui la fotografia era soprattutto un bisogno privato, un" desiderio di registrare" la vita nei suoi aspetti quotidiani.


"Quello che io cercavo di mostrare era un mondo dove io mi sarei sentito bene, dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere. Le mie foto erano come una prova che questo mondo può esistere"




Encore un ....Baiser



L'amour au temps de guerre


La baguette parisienne
Information scolaire

martedì 28 giugno 2011

CARAVAGGIO - La decollazione di San Giovanni Battista






Questo quadro di Michelangelo Merisi detto Caravaggio si trova nell'Oratorio della Co-Cattedrale di San Giovanni Battista a La Valletta (Malta).
E' un quadro di grandi dimensioni (3,61 per 5,20), olio su tela, dipinto dall'artista nel 1608, durante il suo soggiorno a Malta , dopo la fuga da Roma per una condanna comminatagli per omicidio.
Il pittore dipinse questo quadro per il Gran Maestro Alof di Wignancourt per ornare l'altare della cappella dedicata al Santo.
A Malta Caravaggio fu investito del titolo di "Cavaliere di Grazia" dall'Ordine il 14 luglio 1608. Tuttavia il 6 dicembre dello stesso anno il pittore fu cacciato dall'Ordine  in seguito ad una lite, e al conseguente arresto,con un cavaliere di rango superiore.
La scena del dipinto si svolge all'interno di una prigione, come dimostrano i due carcerati affacciati da una grata; la penombra avvolge i personaggi, l'esecuzione avviene probabilmente alle prime luci dell'alba e solo un raggio di luce fa percepire l'orrore del misfatto.
Il carceriere che assiste imperterrito alla scena ha le fattezze di Philippe de Wignancourt, fratello del Gran Maestro dellOrdine; in San Giovanni Battista il pittore ha rappresentato probabilmente la sua vittima.
Il Santo è agli ultimi istanti di vita e il boia sta per dargli il colpo della misericordia con il pugnale che ha stretto in pugno; a fianco si nota la spada con cui è stato sferrato il primo colpo e sulla destra pende la fune alla quale San Giovanni era legato e che è stata recisa poco prima.
Gli altri personaggi sono una giovane donna con il bacile che dovrà raccogliere la testa del Santo e una donna anziana che, in preda all'orrore, si stringe la testa tra le mani.
Caravaggio firmò la sua opera nel sangue che schizza dalla ferita del Battista ; si legge "F(ra) Michelangelo", l'ultima parte del nome è poco leggibile.

Questo particolare e le sue dimensioni ( il quadro più grande dell'intera produzione el Caravaggio) rendono l'opera  più che unica.
Quando il pittore, poco tempo dopo, fuggì dall'isola, la bolla con la quale veniva scacciato dall'Ordine fu letta proprio davanti a questo quadro.
La costruzione della Co-Cattedrale di San Giovanni, con l'Oratorio riccamente decorato dove è conservata la tela del Caravaggio, fu autorizzata nel 1753 dal Gran Maestro Jean de la Cassière e fu terminata nel 1758. L'austero aspetto esteriore non rivela niente dell'opulenza dell'interno, in stile barocco, arricchito nel corso degli anni dai vari Maestri che si sono succeduti alla guida dell'Ordine di Malta.

Visitare la cattedrale, ammirarne la bellezza e la magnificenza, sostare nell'Oratorio in religioso silenzio davanti alla stupefacente bellezza di questo capolavoro che un genio ribelle ha donato all'umanità intera, è stata una delle emozioni più belle mai provate.

             L'interno riccamente decorato della Co-cattedrale di san Giovanni Battista  a  La Valletta

                                                 Il severo aspetto esteriore della Cattedrale

sabato 25 giugno 2011

Jorge Luis Borges : ISTANTI




Se io potessi vivere un'altra volta la mia vita
nella prossima cercheri di fare più errori
non cercherei di essere tanto perfetto,
mi negherei di più,
sarei meno serio di quanto sono stato,
difatti prenderei pochissime cose sul serio.
sarei meno igienico,
correrei più rischi,
farei più viaggi,
guarderei più tramonti,
salirei più montagne,
nuoterei più fiumi,
andrei in posti dove mai sono andato,
mangerei più gelati e meno fave,
avrei più problemi reali e meno immaginari.
Io sono stato una di quelle persone che ha vissuto sensatamente
e precisamente ogni minuto della vita;
certo che ho avuto momenti di gioia
ma se potessi tornare indietro cercherei di avere soltanto buoni momenti:
Nel caso non lo sappiate, di quello è fatta la vita,
solo di momenti, non ti perdere l'oggi.
Io ero uno di quelli che mai andava in nessun posto senza un termometro,
una borsa d'acqua calda, un ombrello o un paracadute;
se potessi vivere di nuovo comincerei ad andare scalzo all'inizio della primavera
e continuerei così fino alla fine dell'autunno.
Farei più giri in carrozzella,
guarderei più albe e giocherei di più con i bambini,
se avessi un'altra vita davanti.
Ma guardate, ho 85 anni e so che sto morendo.
             Jorge Luis Borges



Perchè dobbiamo vivere così tanto per imparare solo alla fine delle cose così semplici??? LA VITA E' FATTA SOLO DI MOMENTI, NON TI PERDERE L'OGGI.

venerdì 24 giugno 2011

JOHN FANTE: Rapimento in famiglia ed altri racconti




John Fante, scrittore americano di origini abruzzesi (suo padre era originario di Torricella Peligna in provincia di Chieti), nato a Denver nel 1909 e morto nel 1983, ha scritto numerosi romanzi. Il più famoso è "Chiedilo alla polvere" da cui è stato tratto anche un film.
Nel volume di racconti, lo scrittore torna indietro nel tempo, rivive la sua infanzia, l'adolescenza, i suoi anni giovanili, i rapporti molto difficili con il padre, la tenerezza e la pietà per la madre troppo presto invecchiata tra gli stenti e le fatiche, una madre paziente  che sopporta rassegnata le stranezze di un marito oberato di lavoro e di preoccupazioni.
Oltre a fare un ritratto ora comico, ora struggente della sua famiglia , lo scrittore evoca la vita degli immigrati di prima generazione, la loro difficile integrazione in un paese che li emargina.
Lo scrittore adolescente mal sopporta le vessazioni dei suoi compagni e degli insegnanti e arriva al punto di rifiutare la sua origine italiana, tanto se ne vergogna.
Il racconto "Rapimento in famiglia " è tutto dedicato alla madre. Il ragazzo ha trovato in un baule una vecchia foto che ritrae la madre giovane, bella e quasi non la riconosce. Come ha potuto una donna così attraente diventare così? Una donna che lavora tanto con " le braccia molli, bianche come argilla disseccata, i capelli secchi e sottili incollati alla testa e gli occhi scavati, grandi e tristi".
Segretamente guarda e riguarda quella foto. " Che foto! Si vedeva lei seduta sul bracciolo della poltrona, in un abito bianco che le arrivava fino ai piedi.(...) Il cappello era il più grande che io avessi visto in vita mia. Le coronava le spalle come un parasole bianco, con l'orlo appena un pò ribassato, e le copriva tutti i capelli, a parte un ciuffo scuro che sbucava da dietro: si vedevano comunque gli occhi verdi e profondi, così grandi che nemmeno quel cappello poteva nasconderli. Fissavo quella strana fotografia, baciandola e piangendoci sopra, felice che un tempo fosse stata reale.(...) Mamma, però, era in cucina prigioniera di pentole e pignatte: una donna qualunque, non più la donna adorabile di quella foto".
Il ragazzo torna da scuola e vede la mamma in cucina. "In quei momenti ,la mamma che stava in cucina non era la mia mamma. Neanche a parlarne".
Non ricorda nulla della bellezza della madre e ne soffre e si chiede quand'è che la madre è cambiata e perchè. Come mai è invecchiata?
Un giorno  mostra la foto al padre pensando di fargli piacere, di risvegliare in lui l'interesse per la donna che ha sposato, ma il padre lo scaccia via e lui quasi vorrebbe picchiarlo per la rabbia.
Il ragazzo perciò chiede alla madre di raccontargli come ha conosciuto il padre, come mai ha deciso di sposarlo , lei che aveva deciso di farsi suora e non aveva mai voluto conoscere altri uomini.
Insiste perchè la madre gli faccia un racconto un pò edulcorato in cui la figura del padre appare simile a quella di un cavaliere senza macchia e senza paura, per allontanare l'immagine di un uomo rozzo, abbrutito dalla sua fatica di muratore. 
La madre lo accontenta raccontandogli una storia di  rapimento in cui il genitore si comporta con galanteria e  la conquista con un lungo corteggiamento. 
Così si conclude il racconto "Era troppo per me. Troppo. Le gettai le braccia al collo e la baciai, e sulle mie labbra restò il sapore amaro delle lacrime".
Nonostante il rapporto difficile col padre, John Fante è rimasto molto legato alla famiglia, in particolare alla madre, per tutta la sua vita.
Poche settimane prima di morire , nel 1983, scrive :" Di me non c'è più niente, solo il ricordo di vecchie camere da letto, e il ciabattare di mia madre verso la cucina".

giovedì 23 giugno 2011

Malta- la sua storia "illustrata"

L'Auberge di Castiglia, uno dei più bei palazzi costruiti dall'Ordine di Cavalieri di Malta  Fu ritrutturato nel 1574 e per rifare la facciata l'architetto s'ispirò al palazzodella prefettura di Lecce
Il Grand Harbour con i bastioni di Santa Barbara e in primo piano la Cottonera lines, muro difensivo lungo 2 km costruito nel 1670
La Valletta vista dall'aereo - Secondo il Gran Marstro Jean Parisot de la Valette doveva essere solo una fortezza per difendere i due porti situati ai due lati della penisola rocciosa sulla quale sorge
La Valletta  - Una delle tante vedette lungo i bastioni
Malta  -  Mdina, la città silenziosa. Gli arabi  divisero l'antica città romana di Milita in due parti : Mdina (la città) e Rabat (il sobborgo)
Valletta Waterfront - punto d'attracco delle navi da crociera  e fulcro della vita notturna maltese
Forte Sant'Angelo nella città di Vittoriosa di fronte a La Valletta

mercoledì 22 giugno 2011

La storia di Malta, la perla del Mediterraneo




Malta con le sue isole, Gozo e Comino  abitate, e Cominotto, Filfla e San Paolo disabitate, si trova a 90 chilometri dalla Sicilia in una posizione centrale nel Mediterraneo.
Malta misura 27 km di lunghezza e 14 di larghezza massima. Le corrispondenti misure di Gozo sono 14 e 7 km. La più piccola delle isole abitate, Comino, misura 2,6 km2. La popolazione è di 400.000 abitanti su 320 km2, perciò le isole maltesi sono il paese più densamente popolato d'Europa.
Per comprendere meglio Malta in tutti i suoi aspetti culturali, archeologici, linguistici, gastronomici, folkroristici, religiosi, artistici ecc. bisogna assolutamente partire dalla sua storia.
La storia di Malta è lunga e complessa perchè proprio a causa della posizione geografica è stata occupata da diversi popoli, a cominciare dai siciliani che arrivarono sull'isola disabitata nella tarda età della Pietra.
Infatti intorno al 4000 avanti Cristo un gruppo di famiglie venne dalla Sicilia per stabilirsi nel piccolo arcipelago. Successivamente,  nel corso dei secolii, altri contadini sono arrivati sull'isola  portando con sè, animali domestici, ceramiche, semi e attrezzi di ossidiana.
Verso l'800 a.C. sull'isola arrivarono i fenici che s'integrarono con la popolazione , incrementando l'industria tessile, già fiorente prima del loro arrivo.
L'invasione romana non presentò grandi difficoltà. I maltesi furono trattati più come un popolo alleato che conquistato. I Romani costruirono le citta di Melita e di Vittoria (l'odierna Rabat).
Nel 60 dopo Cristo San Paolo, mentre veniva condotto a Roma (come è riportato negli Atti degli Apostoli), fece naufragio sull'isola e vi rimase tre mesi gettando i primi semi della religione cristiana.
Gli Arabi conquistarono le isole maltesi intorno all'870 , costruirono cittadelle fortificate come Mdina e introdussero la coltivazione del cotone, fondamentale per l'economia dell'isola.
Nel Medioevo arrivarono dalla Sicilia i Normanni e a turno gli Svevi, gli Angioini, gli Aragonesi e i Castigliani.
Nel 1291 i Cavalieri crociati furono cacciati dalla Terra Santa e, dopo una permanenza di 200 anni a Rodi, ebbero come sede definitiva dall'imperatore CarloV , l'isola di Malta.
L'ordine di Cavalieri di Malta potrebbe essere descritto come una forza multinazionale divisa in "Lingue": Alvernia, Provenza, Francia, Aragona, Castiglia, Inghilterra, Germania e Italia.
Ogni "Lingua" aveva il suo quartiere generale ed era responsabile della difesa di un particolare settore dell'isola.
 I Turchi tentarono più volte di conquistare l'isola costrigendo i Cavalieri a costruire quelle grandi fortificazioni che  ancora oggi ammiriamo.
Fino al "Grande Assedio" del 1565!  Voltaitre 200 anni dopo scrisse "Nulla è meglio conosciuto del grande Assedio" e per i Maltesi oggi la definizione suona ancora veritiera.
I Turchi  assediarono l'isola e dopo l'eroica resistenza dei maltesi durata 31 giorni ,il forte di Sant'Elmo fu costretto ad arrendersi. Altre città vicine furono attaccate ma la salvezza arrivò dalla Sicilia con un rinforzo di 8.000 uomini e Malta fu salva.
L'Ordine dei Cavalieri, dopo la sconfitta dei Turchi, diede splendore e potenza a Malta ma ben presto le finanze divennero precarie e, nel momento in cui l'ultimo Gran Maestro veniva eletto, Napoleone preparava i piani per occupare l'isola. La presa di Malta da parte di Bonaparte nel 1798 non può essere considerato un vero tronfo perchè il Gran Maestro capitolò senza opporre resistenza.
I Maltesi si sentirono abbandonati dall'Ordine e in un primo momento furono persuasi dal Vescovo a sottomettersi. Napoleone cominciò la sua razzia di opere d'arte, chiuse molte chiese, spogliò i magnifici palazzi, le Auberges, che erano stati residenza dei Cavalieri.
Allora i Maltesi si rivolsero al re delle due Sicilie per ottenere aiuto e protezione e nello stesso tempo dei deputati furono inviati per chiedere aiuto agli alleati del Re, i britannici, che mandarono una piccola forza.
 Il blocco navale britannico alla fine costrinse i francesi alla resa che avvenne nel 1800.
All'inizio gli inglesi non erano molto interessati a Malta ma ben presto, a causa della preminenza del traffico marittimo inglese nel Mediterraneo, i porti di Malta divennero importanti scali commerciali e con il trattato di Parigi del 1814 le isole divennero possedimento britannico.
Le isole conobbero la prosperità e durante il Risorgimento molti patrioti italiani si rifugiarono a Malta.
Durante la prima guerra mondiale Malta si meritò il titolo di "infermiera del mediterraneo" per l'assistenza data ai feriti negli ospedali dell'isola.
Nel 1921 Malta ottenne l'autogoverno e il gruppo pro Italiani chiese con forza  la diffusione della lingua e della cultura italiana ma il partito laburista ottenne la promozione della lingua inglese e maltese. Nelle elezioni successive il partito pro Italiani vinse con larga maggioranza ma nella tempesta politica che seguì il governo inglese impose il maltese e l'inglese come lingue ufficiali senza tener conto della volontà popolare.
Durante la seconda guerra mondiale l'arcipelogo divenne sito strategico per le forze alleate e Malta fu proiettata in prima linea.  Il popolo maltese si comportò eroicamente ricevendo da Giorgio VI la medaglia George Cross al"...coraggioso popolo dell'isola fortezza di Malta".
Dopo il conflitto Malta riottenne l'autogoverno e il 21 settembre 1964 finalmente divenne indipendente.        Fu proclamata Repubblica sotto il successivo  governo laburista e l'ultimo soldato inglese ha lasciato Malta il 31 Marzo 1979 dopo l'accordo sulle basi militari.
Malta è entrata a far parte dell'Unione Europea nel 2004.



Isola di Gozo
                                                        La Valletta - City gate
                                                          Medina -la  città silenziosa

martedì 21 giugno 2011

Eugenio Montale : Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale



Montale con la moglie Drusilla Tanzi morta nel 1963



Eugenio Montale ( Genova 1896 - Milano 1981) poeta, giornalista, critico musicale, nominato senatore a vita nel 1962, ha ricevuto il premio Nobel per la letteratura nel 1975.
Delle sue raccolte di poesie ricordiamo Ossi di seppia, Le occasioni, La bufera e altro, Satura.
I temi fondamentali della sua poetica sono il male di vivere, la solitudine e il dolore dell'uomo moderno, il trascorrere inesorabile del tempo.
In questa poesia, nella mente del poeta affiora l'immagine della moglie come guida e compagna di vita estremamente importante. Ora questa donna non è più al suo fianco ed egli si sente smarrito e quasi incapace di proseguire da solo il viaggio della propria vita.
Il poeta è diventato indifferente agli obblighi quotidiani, si sente vuoto, privo di interessi, perchè i soli occhi capaci di capire il vero significato della vita e di guidarlo nella dolorosa realtà di tutti i giorni erano quelli della moglie, pur indeboliti dalla miopia.
Quando l'amore tra due persone è talmente profondo da superare anche i limiti imposti dalla morte e vive oltre il tempo e lo spazio!

"Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, nè più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perchè con quattr'occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perchè sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.




sabato 11 giugno 2011

Zòpiro chiamato San Zopito

In queste settimane Loreto vive un avvenimento straordinario, il trecentenario della traslazione delle reliquie di San Zopito da Penne a Loreto nel lontano 1711.
In quei tempi lontani i nostri antenati vollero avere, come in tante altre comunità italiane, un Santo protettore martire per difendersi dalle pestilenze, dai terremoti, dalle carestie. Non bastavano a proteggerli i patroni San Tommaso e San Michele Arcangelo, pretesero ed ottennero dalle autorità religiose le reliquie di un Santo martire dei primi secoli del Cristianesimo.
Le reliquie furono prelevate dalle catacombe di San Callisto in Roma e portate nel Duomo di Penne e solennemente traslate in processione fino a Loreto.
E qui entra in gioco la leggenda, si racconta di un contadino, un certo Parlione, che con i suoi buoi sta lavorando i campi in contrada Pretore e continua a faticare anche durante il passaggio della processione. Ad un tratto tutti gridano al miracolo! uno dei due buoi si è inginocchiato al passaggio del Santo costringendo il contadino a fare altrettanto.
Da quel lontano 1711 ogni anno si ripete la tradizione del pio bove che s'inginocchia al passaggio della statua d'argento del Santo e delle sue reliquie.
D'Annunzio nelle "Novelle della Pescara" così parla del "sacro bue" di san Zopito : " A Loreto Aprutino, un bue candido, impinguato durante l'anno con abbondanza di pastura, va in pompa magna dietro la statua di San Zopito.Una gualdrappa vermiglia lo copre e lo cavalca un fanciullo. Come il Santo rientra nella Chiesa, il bue s'inginocchia sul limitare: poi si alza lentamente e segue il Santo tra il plauso del popolo. Giunto nel  mezzo della Chiesa, manda fuora gli escrementi del cibo; e i devoti da quella materia fumante traggono gli auspici per l'agricoltura".
Il nostro vate descrive  quanto accadeva fino agli anni 50, quando parroco Don Remo Di Carlantonio, dopo tante lotte durate decenni, non permise più l'ingresso del bue nel luogo sacro.
Da allora il bue arriva in processione fin davanti alla chiesa dove riceve la benedizione del sacerdote.
Sappiamo tutti benissimo che il bue è un simbolo pagano legato ai riti contadini del raccolto e della fertilità  e che quell'inginocchiarsi è un antico rituale propiziatorio.... ma i loretesi amano questo animale mite, dagli occhi dolcissimi, legame con  un mondo contadino ormai scomparso e in tanti si affilano in processione dietro al bue che incontra San Zopito .
Si rischia così di dimenticarsi di questo Santo martire che ha dato la sua vita per testimoniare la sua fede in Cristo, un giovane greco molto conosciuto nella sua comunità, forse un soldato.
Anche la storia di San Zopito è piuttosto complessa, molti addirittura hanno detto che i loretesi veneravano un Santo inesistente, altri hanno scritto che il suo non era un nome ma significava semplicemente "addormentato nel Signore- Supinus in Deo", fino al ritrovamento di quell'importante documento rimasto nascosto per secoli che testimonia l'autenticità del nostro Patrono e gli dà finalmente un nome, Zòpiros, nome greco che per sconosciute vicissitudini è stato cambiato in Zopito.
In tutti questi secoli però il loretesi non si sono posti questo problema, solo gli studiosi hanno continuato a ricercare la verità; la cittadina si è affidata alla protezione del Santo da ogni calamità e malattia perchè  la fede semplice e autentica non ha bisogno di riscontri storici e scientifici.
Il Santo ha operato grandi prodigi e ne fanno testimonianza i numerosi ex-voto presenti nella cappella e le testimonianze orali e scritte di quanti si sono affidati alla sua intercessione.


Ingresso catacombe di San Callisto : Gesù Buon Pastore

 Cassa originale del 1711 nella quale furono trasportate le reliquie di San Zopito da penne a Loreto

Rievocazione traslazione reliquie di San Zopito : il corteo si snoda sulle colline vestine ; il bue segue il corteo fino alla chiesa di San Pietro dove si inginocchierà e avrà la benedizione